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Daniela Papadia | La Tavola dell'Alleanza

a cura di Mirta D'Argenzio

 

9 novembre 2014 | Piazza del Campidoglio, Roma

 

Per un giorno in novembre Piazza del Campidoglio ospiterà “La Tavola dell’Alleanza”, una performance concepita dall’artista palermitana Daniela Papadia, che metterà letteralmente in scena sulla piazza la rappresentazione di un convivio inedito, un banchetto ideale offerto come nutrimento spirituale ai cittadini e ai turisti di Roma ed a tutti coloro che durante la giornata attraverseranno lo spazio circoscritto dalla stella Michelangiolesca.

 

L'opera esplorerà l'idea chiave di un dialogo reale tra arte, scienza, multiculturalità e spiritualità attraverso la traduzione visiva della sequenza del genoma umano, una mappatura artistica fedele al suo contenuto scientifico, che sarà esposta per la prima volta nello spazio reale della piazza di Roma scelta, nell'intenzione dell'artista, come centro urbano per eccellenza, pulsante di energie diverse, spazio simbolico e virtuale da cui diffondere al mondo il proprio universale messaggio di pace.

La performance consisterà in una tavola lunga dodici metri, allestita come una vera e propria mensa, ricoperta da una tela lunga dodici metri, quasi un papiro su cui sono stati trascritti i geroglifici del nostro DNA, simile al vicino bassorilievo traianeo, in una storia decifrata e ricamata come una partitura musicale che sarà svolta in un fregio continuo e svelata ai nostri occhi. Il risultato è un arazzo contemporaneo con il codice più importante mai decifrato.

Qui è narrato il patrimonio genetico dell'intera umanità, sintetizzato su una tela grezza che verrà posta come il telo propiziatorio di una contemporanea ara pacis a cielo aperto per un rito collettivo al quale ognuno sarà invitato a partecipare lasciando come personale contributo una semplice parola, unico nutrimento e segno di comune appartenenza. Ogni parola verrà poi aggiunta alle precedenti arricchendo la performance in fieri. 

La prima tappa della performance è stata già realizzata lo scorso giugno nella Casa Circondariale di Rebibbia. all’interno del reparto dove si è svolto un banchetto simbolico e reale in cui insieme alle detenute hanno partecipato alcuni rappresentanti del mondo culturale, scientifico e politico.

La performance del Campidoglio sarà in continuità con quella di Rebibbia, la stessa tavola, ma priva dei suoi commensali. Gli ospiti che avevano partecipato al banchetto di Rebibbia, hanno lasciato un loro segno, una parola, un lascito per la comunità che sarà riportata su piatti simbolici lasciati sulla tavola, che si aggiungerà alle successive.

L’arazzo è stato infatti ricamato da un gruppo di sei donne di diversa nazionalità, detenute all’interno del carcere di Rebibbia di Roma, a testimonianza di una partecipazione al lavoro, dal valore fortemente simbolico e solidale a cui la performance intende innanzitutto dar voce.

L´immigrazione è l’elemento socio-culturale più evidente e macroscopico all´interno delle dinamiche che regolano i rapporti tra le diverse culture che compongono il mosaico dell’attuale assetto geopolitico del pianeta. L´immigrazione, e/o, la migrazione di massa e la mobilita di

massa, si possono certamente annoverare tra I grandi sconvolgimenti di quest'epoca, e base di riflessione nel suo progetto, sul senso che la ricerca artistica vuole, può deve dare a tali dinamiche.

Il ricamo poi è un’arte antichissima, la metafora dei fili e della tessitura è stata utilizzata in tutte le tradizioni dei vari popoli della terra. Il filo è l’immagine della vita stessa e del destino al quale siamo tutti invisibilmente legati ed è protagonista fondamentale della performance del banchetto, che nelle intenzioni dell’artista Daniela Papadia, diventa un momento rivelativo della verità dell’uomo,

essere di comunione, convivialità e fratellanza.

La performance della Tavola dell'Alleanza al Campidoglio sarà curata da Mirta d'Argenzio, prodotta da Sveva Manfredi Zavaglia con il sostegno della Galleria Anna Marra Contemporanea, e prevede varie tappe in altrettanti luoghi simbolici, con l'obiettivo di giungere

preferibilmente là dove il dialogo tra gli uomini si è per qualche motivo interrotto, diventando così un progetto itinerante che attraversa paesi e fa incontrare persone, che si alleano per tessere nuove trame e visioni.

Il genoma è diverso tra individui solo dell’uno per mille. Ogni persona è dunque unica, ma allo stesso tempo simile, e si differenzia per la propria sequenza del DNA, che è irripetibile. Il paradosso del linguaggio del genoma è proprio questo: uguaglianza nella differenza.

In questo viaggio al centro dell’uomo, l’artista Daniela Papadia, si avvale dell’aiuto e del contributo scientifico del Dott. Gianni Soldati, responsabile della ricerca presso la Fondazione Cellule Staminali Svizzera, e fondatore del Laboratorio di Diagnostica

Molecolare di Lugano, Svizzera. 

 

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