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Veronica Botticelli | Sono tutto quello che vedo

a cura di Giorgia Calò

 

16 aprile - 23 maggio 2013

 

 

Martedì 16 aprile alle ore 18.30 inaugura la mostra personale di Veronica Botticelli, intitolata Sono tutto quello che vedo, curata da Giorgia Calò.

 

La mostra si struttura principalmente su due registri: da una parte le lamiere, dove dalla struttura metallica monocroma emergono immagini che caratterizzano la ricerca artistica di Veronica Botticelli; dall’altra le tele, contraddistinte dal colore che prevale sul segno. Dunque l’uso del colore e del non-colore come mezzi paritetici per avvicinarsi all’essenza della realtà, per raccontare ciò che vede l’artista e rielaborarlo mediante l’alternanza tra la superficie dura e fredda del ferro, e la tela su cui emergono strati di colore turchese.

 

A queste due sezioni si aggiungono le carte, un’altra parte del complesso sistema pittorico di Veronica Botticelli. Si tratta di disegni di piccolo formato realizzati su buste postali ministeriali dove ancora una volta l’artista ritrae alcuni soggetti, simboli ossessivi di un suo personale mondo fatto di macchine, biciclette e divani. Oggetti decontestualizzati dal loro ambiente originale, per essere riproposti in chiave diversa. In questo modo le figure si fondono e confondono nella densità del tratto, l’oggetto viene isolato, alienato dal suo habitat per vivere in un articolato sistema di segni dettati dall’istinto e dall’immaginazione dell’artista.

 

Nella ricerca di Veronica Botticelli, infatti, l’effetto di leggerezza pittorica e di spontaneità visiva nasce, oltre che dalla realtà, anche da un lavoro sulla memoria e sull’immaginazione. Come ha affermato la stessa artista “Lo spazio della mia pittura è uno spazio mentale. È il dialogo che io instauro con ricordi, tracce, musica, colori e passaggi che mi hanno interessato nella vita. Il pubblico c’è o se n’è appena andato. Io sono lì, nello sfondo, sempre. A luci un po’ spente. A dire in ogni caso e malgrado tutto”. Dunque la poesia di Veronica Botticelli è fatta tutta di colore e pensiero in una figurazione che diviene astratta nella sua risoluzione apparentemente concreta e tangibile, laddove fondamentale per l’artista è l’urgenza di raccontare qualcosa più che riproporre pedissequamente la realtà. Come scrive Valentina Casacchia in uno dei testi pubblicati nel catalogo edito da Gangemi, “molte delle opere di Veronica Botticelli hanno una piccola didascalia sparsa sulla tela. (…) ciò che conta, anche qui, è come l'autore firma se stesso, come cerca di riconoscersi in quello che ha appena compiuto”.

 

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