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Paolo Radi | Alzando lo sguardo

a cura di Lorenzo Respi

 

2 ottobre - 30 novembre 2013

 

Mercoledì 2 ottobre alle ore 18.30 inaugura Alzando lo sguardo, personale di Paolo Radi curata da Lorenzo Respi che accoglie un nutrito numero di carte della più recente produzione e alcune opere in perspex e pvc, materiali familiari all'artista romano.

 

Nei lavori più recenti di Radi prevale sempre l’aniconismo delle superfici, trattate con gomme siliconiche opache e polimeri traslucidi, dentro le quali si celano sottotraccia forme primarie quasi impercettibili. Però nelle carte realizzate per la mostra il linguaggio aniconico di Radi subisce un’evoluzione in senso opposto, iconico: tra le pellicole in silicone e i fogli di carta compaiono immagini, fotografie e scritte, ben visibili e identificabili. Fedele all’uso “umanista” della prospettiva, Radi carica di significato storico e di valore civile la successione dei piani sulla superficie: ogni strato è la testimonianza di un fatto accaduto, è il tassello di un racconto, la cui memoria può rivivere solo grazie a questa sovrapposizione fisica extratemporale che suggerisce una rilettura critica degli eventi ricordati. Il passaggio avviene in modo naturale, spontaneo, grazie a una semplice azione quotidiana. Camminando per i vicoli dell’ex ghetto ebraico di Roma e guardandosi intorno per cogliere le suggestioni del luogo, Radi inconsciamente alza lo sguardo verso l’alto, verso i tetti delle case che ritagliano squarci di cielo profondi. L’azione di alzare lo sguardo acquista una forza dirompente: oltre a permettere di osservare il quartiere da una nuova prospettiva e da un punto di vista inusuale, l’atto di alzare lo sguardo diventa la metafora involontaria della presa di coscienza di un passato doloroso e della determinazione dell’artista ad affrontarlo misurandosi con la memoria. Agli occhi di Radi gli edifici, le strade e le scritte sono la testimonianza reale di una tragedia lontana nel tempo, ma ancora viva nel ricordo di molte persone. D’istinto scatta alcune fotografie da sottoinsù, istantanee di un’esperienza personale dedotta dal passato ma introiettata nel presente, che diventano il materiale - e la materia - di lavoro per realizzare questa serie di carte inedite. Radi va alla ricerca dei fotogrammi della storia, dei testi e delle fonti sulla persecuzione ebraica, dei simboli religiosi e delle testimonianze mute della follia causata dall’odio antisemita, e con essi intesse diligentemente, per sovrapposizioni e velature, la sua personale narrazione di un capitolo luttuoso della storia del Novecento.

Radi compie un passo avanti sostanziale nel suo percorso artistico: esce dalla sua “pelle”, va oltre la superficialità della materia, sfonda quella membrana esterna che ha sempre imprigionato e seminascosto alla nostra vista le sue forme impedendone la piena percezione. Radi supera il confine tra soggetto e oggetto, infonde coscienza critica e espressività allo stato fisico della carta, attualizza e rappresenta geometricamente la memoria.

 

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